Essere femminista per Virginia Wolf non significa solo impegno militante a favore delle donne tramite conferenze e lezioni, ma anche e soprattutto la ricerca di una scrittura e di uno stile “femminili”.
Adeline Virginia Wolf nasce a Londra il 25 gennaio 1882 da un noto storico e critico e da una donna bellissima, tutta dedita alla famiglia.
Ben presto, Virginia si rende conto che l’ingegno delle donne conta ben poco nella società, infatti a quel tempo, le ragazze non erano ammesse all’Università, né tanto meno potevano partecipare alle carriere pubbliche.
Nel 1904 nella vita della scrittrice avviene un profondo cambiamento: il trasloco del fratello dalla casa paterna rappresenta una vera e propria rottura col mondo del padre e con l’autoritarismo e la conquista di una propria autonomia. Così, Virginia organizza con il fratello e gli amici dell’Università i cosiddetti “giovedì sera di Bloomsbury” in cui si discute di arte e letteratura. A questi incontri partecipano pure critici letterari, filosofi, pittori, scrittori.
Contro la figura del “patriarca conformista” essi propongono quella di un individuo colto, sensibile, sincero e soprattutto libero da ogni forma di pregiudizio e ipocrisia.
In questo fervore intellettuale, Virginia, che è già molto attiva in qualità di critico letterario, comincia a realizzare il suo primo romanzo, “ La Crociera ” (“The voyage out”).
La condizione femminile è oggetto di lezioni e conferenze svolte per associazioni femministe e gli elementi caratterizzanti sono presenti in due saggi della scrittrice: “Una stanza tutta per sé”(1929) e “Le tre ghinee” (1938). Il primo è un testo sul rapporto tra donne e narrativa e qui viene tracciata una sorta di percorso su tutti i divieti che le donne hanno dovuto subire in famiglia, nel mondo del lavoro, nella società in genere; divieti che non hanno loro permesso di accedere alla cultura, alla carriera letteraria, alle professioni.
Per la Woolf , la mente femminile è fertile, è ricca di intuizione e di immaginazione, diversamente dell’uomo che procede con la sua arida razionalità.
L’emancipazione femminile è, invece, il tema affrontato nel secondo saggio.
La sensibilità e l’intelligenza femminili sono diverse da quelle maschili.
La donna è in grado di cogliere la verità non della ragione, tipica del modo di essere maschile, quanto quella dell’immaginazione che è specifica della sfera femminile. Rispetto all’uomo, la donna è in grado di cogliere la semplicità delle cose e ciò consente di avere una visione più profonda ed immediata del senso della vita. E qui il messaggio è: non bisogna imitare gli uomini, ma rimanere se stesse”.
“ E’ vero ancor oggi, però, che prima che una donna possa scrivere esattamente come intende scrivere, deve affrontare molte difficoltà…….
Dunque, se è lecito fare profezie, le donne in tempi a venire scriveranno meno romanzi, ma romanzi più belli; e non romanzi soltanto, bensì poesia e critica e storia. Ma certo stiamo guardando lontano, a quell’età dell’oro, quell’età forse mitica, in cui le donne avranno quello che tanto a lungo è stato loro negato: tempo e denaro, e una stanza tutta per sé.”
V.Woolf. Le donne e la scrittura , trad. di A. Bottini, La Tartaruga
Marinella Tumino