Insonnia, come di consueto.
Le notti di lunga veglia si inseguono una dopo l’altra.
Sfioro la rotondità che adoro e che viene deformata
dai tuoi movimenti bizzarri. Sono divertita.
Amo accarezzare il mio ventre mentre scalci…
Manca poco ormai; sogno impaziente il fiocco rosa e le dolci manine.
Lisa sarà il tuo nome.
Stanotte, però, mi sento strana, più agitata;
provo a rilassarmi, facendo training autogeno
e, mentre mi immergo in sogni fatti di vita e pan di zucchero,
la terra comincia a sussultare lanciando il suo lamento fragoroso, un boato come un boom sonico;
il soffitto si sbriciola, cede…
Fremo, tremo, grido.
Il mio urlo è soffocato, è un urlo silenzioso
Non ho più la percezione dello spazio, né delle gambe…non le sento più.
Provo a muovermi, sono incastrata.
Il tempo si è fermato e forse anche i battiti del mio cuore.
Ho bisogno di sapere come stai.
Provo ad accarezzare il ventre, ma riesco a muovere solo un braccio.
Piango per l’emozione quando avverto che ci sei.
Piccola mia, come posso proteggerti? Vorrei cullarti, stringerti, tranquillizzarti, ma mi sento soffocare, sono priva di forze…ho sonno, ho necessità di dormire.
Non so se sopravvivrò.
Sferri calci, ancora e ancora. Cucciola, lo so che tu vivi di me e allora devo farcela, dobbiamo farcela!
Comincio a gridare: “Aiuto! Sono qua!” – è una voce spezzata e sofferente la mia.
“Aiuto! Sono…”- continuo a emettere suoni mal articolati, forse impazziti.
Ho l’impressione di fluttuare nelle tenebre, nell’oblio.
Il pensiero di te mi trasmette forza, dunque ricomincio a vociare: “Aiuto! Aiuto! Aiuto!”
Sto quasi per cedere per lo sfinimento, ma sento delle voci vicine, i calcinacci che vengono rimossi e abbaiare un cane.
“Aiutatemi!” – blatero.
Vedo uno spiraglio di luce, percepisco un soffio d’aria
“Sono… qui!” – la mia voce si sta spegnendo.
“Eccola! Eccola!” – i soccorritori gridano con una certa fiducia.
“Eccola qui! E’ viva!” – odo anche la voce di mio fratello.
Mi toccano, mi afferrano, mi sfilano con delicatezza dagli incastri.
Vengo estratta da quelle mani fatate che mi riportano alla vita,
mentre parte un applauso scrosciante. Singhiozzo.
Siamo salve!
Tesoro mio, sei venuta alla luce dopo un parto travagliato e doloroso.
Ti cullo, ti abbraccio e ti ammiro perché sei forza e potenza.
Speranza è il tuo nome.
Marinella Tumino©