NON BUTTIAMOCI GIU’ di Nick Hornby
Londra, notte di Capodanno. Martin, un ex personaggio famoso televisivo, decide di suicidarsi e di buttarsi dal tetto di un palazzo, conosciuto nell’ambiente come “la casa dei suicidi”. Mentre se ne sta con le gambe penzoloni sul cornicione, cercando di trovare il coraggio di compiere il folle gesto, viene sospeso da Maureen, una donna con un figlio disabile, Matty, che ha avuto proprio lo stesso pensiero. Mentre i due si scambiano degli imbarazzatissimi convenevoli, considerata la drammatica circostanza del loro incontro, entra in scena Jess, adolescente incasinata, che cerca di scavalcare i due precedenti aspiranti suicidi, per gettarsi senza nemmeno pensarci un istante. Viene immediatamente afferrata da Martin, risolutamente determinato ad impedirle di gettare al vento una così giovane vita. Ed è in quel momento che fa il suo ingresso JJ, un fattorino, con in mano delle pizze ma con in testa un solo obiettivo: suicidarsi.
Quello che mi ha colpito di più dalla lettura è la tecnica di narrazione, poco comune, che è quella dell’alternarsi delle voci dei protagonisti. Non ci sono capitoli e il romanzo è scandito più che altro dalle riflessioni, fatte in prima persona, di ognuno dei personaggi. Vi è dunque questo alternarsi dei loro pensieri che pian piano ci raccontano non solo frammenti importanti della loro esistenza, ma definiscono l’intera storia, che appunto si svela lentamente, a piccoli tasselli al lettore. I flussi di coscienza dei protagonisti si alternano, il corso degli eventi non è mai lineare e il lettore viene coinvolto in questo percorso grazie a una scrittura gradevole, variegata in cui al comico si alterna il tragico, mentre l’humor inglese è molto presente( caratteristica della scrittura di Hornby). È così che si incrociano i destini di quattro persone completamente differenti, ma con lo stesso identico obiettivo: farla finita. Man mano che scorre le pagine, il lettore viene a conoscenza delle personalità e delle motivazioni di ognuno di loro. La salvezza dei quattro protagonisti sarà proprio conoscersi, parlarsi, raccontare le proprie esperienze. In fondo, per placare i propositi suicidi basta parlare, scambiare quattro chiacchiere, mettendo in piedi una stravagante, quanto “terapeutica” amicizia. Nessun personaggio descritto da Hornby è particolarmente affascinante, intelligente, o talentuoso, si tratta di uomini e donne piuttosto comuni…
Il lettore subisce pian piano il senso di mutamento che vivono e sperimentano i quattro protagonisti… in cerca della felicità…, ma la felicità non va cercata fuori, nell’altrove, perché essa è dentro ognuno di noi e non è un concetto applicabile nella stessa maniera in ogni individuo; bisogna scavare dentro il nostro intimo, per percepire e ascoltare le giuste vibrazioni, per capire di cosa abbiamo realmente bisogno, cosa ci rende davvero completi.
Un inno alla vita, un canto di lode che l’Autore delinea magistralmente.
DA LEGGERE!