Al mare…
Sola…al mare, alchimia dell’anima, incontri la parte piú intima di te lasciandoti cullare dalla melodia delle piccole onde che imperterrite si infrangono sulla battigia…per ritornare indietro a far parte dell’immenso elemento acqua…
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La leggenda del FILO ROSSO…le FIL ROUGE…
Pensavo agli incastri perfetti, incastri di sguardi, di mani, di menti…
Ma voi la conoscete la leggenda del Filo Rosso(FIL ROUGE)?
NO???
Bene! Chiudete gli occhi e….ve la racconto io…
La leggenda del filo rosso è un’antica credenza orientale che racconta come le anime gemelle siano legate da sempre e per sempre da un filo sottilissimo, legato al mignolo della mano sinistra oppure, secondo alcune versioni, alle caviglie. Il filo rosso del destino unisce in maniera indissolubile due persone a dispetto di differenze di età, di ceto sociale, di luogo di nascita o di residenza: è un legame indistruttibile, insomma, più forte di tutti e di tutto.
Il filo rosso in certi casi può essere estremamente lungo e per questo motivo può intrecciarsi, aggrovigliarsi, annodarsi: sono le difficoltà che possono minare un rapporto, renderlo complicato, che possono rischiare di comprometterlo. Due anime che sono destinate a congiungersi, comunque, lo faranno in un modo o nell’altro ed ogni groviglio che sarà sciolto, sarà il superamento di una difficoltà o di un ostacolo frappostosi alla felicità dei due amanti. Il legame diventerà più forte, più vivo, più autentico e durerà per sempre.
Unmei no akai ito, vale a dire la leggenda del filo rosso del destino nasce nella vicina Cina, tanto è vero che è ambientata secondo tradizione durante il periodo della dinastia Tang, regnante sul paese dal 618 al 907 d.C. Secondo i racconti, un tale chiamato Wei, rimasto orfano in tenera età, desiderava ardentemente sposarsi e creare una famiglia, ma senza successo. Non riusciva a trovar moglie, nonostante fosse alla continua ricerca dell’anima gemella. Destino volle che un giorno si ritrovò nella città di Song, dove conobbe un tale che si offrì di presentargli la figlia del locale governatore, bella e morigerata, sicuramente un buon partito per lui. Ne avrebbe parlato col padre e gli avrebbe fatto sapere la risposta. I due si diedero appuntamento al mattino seguente, ma Wei non riuscì a dormire per tutta la notte e già all’alba si presentò al luogo dell’incontro.
Qui incontrò un vecchio, che leggeva un libro incomprensibile, scritto in caratteri mai visti prima. “Proviene dall’Aldilà”, rispose il vecchio a Wei che gli chiese incuriosito in quale lingua fosse scritto. “Di solito a quest’ora non c’è nessuno in giro, tranne quelli come me. Noi che veniamo dall’altro mondo e siamo incaricati di occuparci degli uomini, lo facciamo all’alba”.
“Di cosa ti occupi?”, chiese un po’ preoccupato il giovane. “Di matrimoni”. E una luce si accese sul volto di Wei. “Da quando sono bambino cerco una compagna, il mio più grande desiderio è quello di metter su famiglia. Cerco la mia compagna da 10 anni, potrebbe essere la figlia del governatore. È lei? Ti prego, dimmelo”. “No, non è lei. Tua moglie attualmente ha solo 3 anni, quando ne avrà 17 la sposerai”.
Quindi il vecchio raccontò al giovane cosa conteneva il grande sacco che aveva accanto: “Il filo rosso del destino per legare mariti e mogli. Non si può vedere, ma è questo il modo che consente a due persone di essere legati per sempre. Tagliarlo è impossibile”. Alle domande insistenti del giovane, il vecchio poi rispose: “La tua sposa è la figlia della vecchia Chen, che ha un banco al mercato”. In effetti Chen, molto anziana e cieca da un occhio, sedeva presso il suo banchetto con una bimba aggrappata al collo. “Porterà onori e ricchezze alla tua famiglia”, aggiunse il vecchio che poi si dileguò.
Wei, deluso, non credeva che quella piccola bimba, sporca e malridotta, avrebbe potuto essere una moglie degna di lui. Chiamò il suo servo e gli ordinò di uccidere la piccolina, in cambio di 100 monete di rame. Il servitore adempì al compito, ma non riuscì a colpire la bimba al cuore perché si voltò di scatto. La ferì tra gli occhi, ma credette comunque di averla uccisa.
Negli anni seguenti Wei continuò a cercar moglie senza successo. Si dimenticò di quella vecchia storia fin quando non strinse rapporti con il governatore di Shiangzhou, che gli offrì in sposa la sua figlia 17enne. Erano passati 14 anni dall’incontro col vecchio. La ragazza, bellissima ed assai devota, portava sempre sulla fronte una piccola pezza da cui non si separava mai. Wei un giorno le chiese perché: “Non sono la figlia del governatore, ma sua nipote”, confidò la giovane moglie in lacrime.
“Mio padre era governatore a Song, morì insieme a mia madre e a mio fratello quando avevo tre anni. Fui cresciuta dalla mia governante, si chiamava Chen, ed un giorno un pazzo tentò di uccidermi al mercato, provocandomi questa cicatrice. Qualche anno dopo mio zio mi prese con sé”. Wei di colpo capì che il vecchio aveva ragione e che la leggenda del filo rosso era autentica. Commosso e pentito, confessò alla moglie che era stato lui a ordinare di ucciderla e le raccontò tutta la storia. I due si amarono per sempre e diedero al mondo un figlio che li riempì di soddisfazioni.
I pensieri volano via…
I pensieri volano via, sferzano più veloci del vento.
Danzano nell’aria come aquiloni colorati,
si insinuano ovunque…
Corrono a volte precipitosi, impetuosi
altre claudicanti,
altre ancora blandi e deboli.
Scivolano dal buio alla luce,
percorrono l’arcobaleno per prender colore.
I pensieri attraversano l’anima,
si impigliano nei sogni e nel silenzio
scorrono inesorabilmente sui binari del tempo
Sfiorano le labbra per diventar parole
Cullano, logorano…appartengono
I pensieri ti abbracciano e non ti lasciano più
Marinella Tumino@ — presso Vallata Santa Domenica.
Ho perso tutte le parole…
Ho perso tutte le parole…
Si sa, ai poeti e agli scrittori sfuggono dalla penna le parole
A volte le smarriscono, mentre narrano in punta di cuore.
Allora ho chiesto al mare di scrivere per me.
Lui conosce la mia anima, lui sa…
Lui sa che ho perso le parole e pregato le onde di cantare dolci melodie nel loro prezioso moto perenne
Ho chiesto al mare di raccontare la bellezza dei tramonti
E il mare narra del sole vanitoso che si specchia nelle sue acque anche quando sta per uscire di scena, regalando attimi eterni tinteggiati di rosa, arancio e porpora.
Ho perso le parole quando la tempesta ha inghiottito i migranti
E la speranza insieme alla vita sono affondate, annegate…perse negli abissi.
Ho chiesto al mare di continuare a raccontare per me le mille storie che arrivano dai fondali, dal cielo, dall’arenile perché, si sa, i poeti e gli scrittori certe volte perdono le parole…
Sono distratti, dispersi, distanti, amanti…
E il mare continua a cantare per me, per noi, a ritmo della vita…
Marinella Tumino© — presso Punta Secca.
Eravamo tasselli di uno stesso puzzle
Eravamo tasselli di uno stesso puzzle…incastri perfetti che combaciavano e si univano, si adattavano l’uno all’altra…
Eravamo gli opposti, yin e yang.
Fuoco e ghiaccio, ardore e freddezza che sorprendentemente coesistevano …senza distruggersi a vicenda.
Era l’ulteriore prova di quanto ci appartenessimo…io e te…
Marinella Tumino@
Evviva l’AMORE
Evviva l’AMORE…che ti fa passeggiare in punta di piedi tra ombre e luci, tra sogni e realtà…l’Amore che ti fa trepidare, sussultare, ridere a crepapelle, piangere lacrime amare…
Auguri all’Amore che profuma di delicata follia, di fragranze impazzite di passione, di frasi non dette, poesie sussurrate…
Viva l’Amore che ha indubbie certezze, è equilibrio precario, sintesi di gioia e dolore, è semplicità ma anche intricato tortuoso sentiero di un labirinto
Auguri all’Amore che riempie o svuota il cuore a suo piacimento, auguri a chi prova emozioni rimanendo senza fiato….
Auguri a chi ama rispettando la libertà dell’altro, a chi non cerca la perfezione
Auguri all’amore che ti bacia l’anima e si insinua in essa per trovare dimora…
Auguri a chi con coraggio cede all’amore e ai suoi confini illimitati…
Auguri a chi spera di vincere tutto rischiando di perderlo …a chi scrive su pezzi di cuore concependo polvere di vita…
Auguri all’AMORE❤